La danza

Pensieri sulla danza orientale

Nella città di Marrakesh si incontravano miti e leggende dei neri e dei bianchi, le lingue si mescolavano e le religioni si scontravano, mettendo alla prova la loro permanenza contro il silenzio delle sabbie danzanti.
…I viaggiatori riferivano che, quando la diversità delle lingue non permetteva la comunicazione, a Marrakesh la gente danzava.
Mi piaceva l’idea di una città dove le danze prendessero il posto delle parole ogni qualvolta queste fallivano nel creare legami.”

(tratto da “La terrazza proibita” di Fatima Merissi)

“Davanti allo spettacolo di un corpo che si muove a ritmo, si rimane sedotti e affascinati. E’ la vita che racconta se stessa attraverso immagini di donne molto diverse tra loro, accomunate dalla passione per la Danza Orientale, madre di tutte le danze.”
La Danza Orientale è un’arte, e come tale necessita di tre cose: la teoria, la tecnica ed il cuore, ma senza quest’ultimo non può esistere”

(Nelly Mazloum)

La storia

La parola “danza” deriva dal sanscrito “tahna” che significa “gioia di vivere”.  Si chiama Raqs sharqui (danza mediorientale), ma in occidente è nota come “Danza del ventre”. Furono gli esploratori francesi, alla fine del ‘700, ad utilizzare questa parola per descrivere le movenze addominali delle ballerine che tanto li avevano affascinati. La storia millenaria della danza del ventre è da sempre connessa ad aspetti essenziali della vita quali la religione, la sessualità e la fertilità.

Le origini di questa danza si perdono nel tempo e nello spazio; statuine di donne danzanti con posizioni che mettono in risalto i fianchi sono presenti nella scultura preistorica, sia spagnola che indiana. E’ una danza da mille e una notte, ma è anche la danza effettuata in onore della dea Isthar, che esalta la potenza del corpo femminile, la sua flessibilità e la sua forza.

L’immaginario collettivo identifica del Cairo la sua capitale “morale”. Ed è proprio al Cairo che la danzatrice libanese Badia Masabni nel 1926 fondò il primo Egyptian Music Hall che chiamò “Opera Casino”. Il cabaret offriva varietà di intrattenimenti, cantanti, ballerine, comici e maghi. La fama del locale divenne talmente grande da richiamare pubblico da ogni parte del mondo.

Fu proprio in questo cabaret che si esibivano regolarmente negli anni 30 – 40 alcune delle leggendarie danzatrici che ispirarono la produzione cinematografica Hollywoodiana, quali Taheya Carioca e Samia Gamaal. E fu proprio grazie ai film prodotti in Egitto e ad Hollywood che la danza del ventre divenne popolare in tutto il mondo.

Costumi e accessori

La Raqs sharqui comprende vari stili, ognuno dei quali va interpretato con costumi ed accessori appropriati.

Raqs sharqui classica

Danza raffinata ed elegante, si danza con abiti composti da 2 pezzi (cintura e reggiseno) molto ricamati e decorati con paillettes e cristalli, adornati da lunghe frange di perline che accentuano i movimenti. Completano l’abito la gonna, che può essere molto ampia o aderente, ed il velo, accessorio entrato in uso di questa danza proprio grazie a Samia Gamaal. Attualmente la moda crea anche abiti interi, elegantemente decorati ed ampiamente utilizzati dalle danzatrici professioniste.

Raqs balady o danza del popolo

Vengono utilizzati pantaloni ampi, tuniche lunghe e coprenti, trattenute sui fianchi da cinture adorne di monetine, mentre il capo viene coperto da foulard o veli. Spesso si danza con l’ausilio di un bastone (raqs assaya) per meglio interpretare lo stile saidi, tipico folklore del sud dell’Egitto, o della melaya, danza tipica di Alessandria d’Egitto, dove la danzatrice gioca con un mantello nero (la melaya, appunto) che fa parte dell’abito tradizionale, rispondendo al corteggiamento di un pretendente, tra timidezza e provocazione.

Arabo-andaluso

A partire dal 711, anno in cui inizia l’occupazione della Spagna del sud ad opera degli arabi, la penisola iberica chiamata Andalusia divenne esempio unico di tolleranza, scambio e convivenza tra le culture mussulmana, ebraica e cristiana, creando una fusione che abbraccia molteplici ambiti, da quello architettonico a quello scientifico, fino all’arte musicale.

Accessori

Spesso la danzatrice si accompagna con strumenti musicali, come i cimbali (sagat), sorta di piattini di metalli, posizionati al dito pollice e medio di ambo le mani, ed il tamburello.
Un discorso a parte merita il candelabro (shamadan) che vede la sua origine nel matrimonio dell’antico Egitto, dove la danzatrice precedeva il corteo nuziale con un candelabro acceso tenuto in equilibrio sulla testa, per illuminare il cammino dei futuri sposi.
La spada, altro accessorio usato nella danza mediorientale, veniva utilizzata dalle danzatrici-schiave degli harem, dove, durante gli spettacoli, usavano afferrare la spada dei guardiani presenti e la sistemavano in equilibrio sulla testa; continuando a danzare, esprimevano il concetto “tu controlli la mia vita, ma non la mia anima”.

La danza oggi

In Europa la danza mediorientale sta conoscendo una sempre più ampia diffusione, diventando via via più gradita per la bellezza musicale e varietà delle coreografie, merito di molte grandi scuole che con serietïà ed impegno trasmettono i valori tradizionali di questa antica arte, ma con occhio attento ad un pubblico occidentale.

E’ una danza adatta a tutte le donne, non sono richieste doti fisiche particolari, è indicata ad ogni età, fa riscoprire le emozioni che scaturiscono da proprio corpo al suono di una dolce musica o di un ritmo incalzante.

E’ un esercizio fisico di grande impegno, migliora il coordinamento, educa al controllo della muscolatura e della respirazione ed è un antidoto sicuro contro la malinconia.